Nuovi LEA, novità importante e attesa, ma bisogna monitorare l’applicazione

La definizione dei Nuovi LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) è un provvedimento atteso che il settore sanitario sentiva il bisogno di portare a termine ed è per ora l’unico settore della Pubblica Amministrazione ad aver raggiunto questo risultato. È una novità importante che però necessita di un monitoraggio costante ed attento”. Parole della senatrice Nerina Dirindin, docente di scienza delle finanze e economia e politica sanitaria. L’ex assessore regionale alla sanità della Sardegna ha partecipato come relatrice al Focus Sanità che il Centro Studi Life ha organizzato nei locali della Fondazione di Sardegna a Sassari. L’iniziativa è stata introdotta dal Presidente del consiglio regionale Gianfranco Ganau. Tra i temi affrontati le risorse del Fondo Sanitario Nazionale. “Al servizio sanitario nazionale – ha detto Nerina Dirindin – mancheranno oltre 400 milioni di euro questo a causa del conflitto che le regioni a statuto speciale hanno aperto con lo Stato sul contributo alla finanza pubblica. Dunque gli oltre 400 milioni di euro che mancano saranno a carico delle Regioni ordinarie che saranno costrette a ritoccare il fondo destinato alla sanità.”

“Siamo stati costretti – ha ribattuto il Presidente Ganau – perché la decisione del governo sugli accantonamenti è stata unilaterale e ha colpito in maniera pesante regioni come la nostra che già pagano di tasca propria il sistema sanitario regionale.”

L’appuntamento organizzato dal Centro Studi Life è stato aperto dalla giornalista del Sole 24 ore Salute Nadia Comerci che ha presentato un lavoro sui dati della sanità in Sardegna e sul raffronto con regioni analoghe e cin i dati raccolti a livello nazionale.  Sono stati affrontati alcuni temi di strettissima attualità, a partire proprio dai nuovi LEA.

“Il decreto sui nuovi LEA si compone di 64 articoli ed ha un obiettivo generale da raggiungere: assicurare che i servizi sanitari ai cittadini vengano garantiti. Dal 2001 si attendeva l’aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza, dunque 16 anni. L’impatto sul mondo sanitario non poteva e non può dunque che essere molto forte. A cominciare da quello sulla spesa pubblica. “Ad esempio per l’assistenza specialistica ambulatoriale – ha ricordato la senatrice Dirindin – sono previsti maggiori oneri per circa 1 miliardo e 700 milioni che però con i risparmi previsti scendono a 380 milioni di euro.

Le novità riguardano anche i nuovi elenchi delle malattie che danno diritto all’esenzione dal pagamento dei ticket. Anche in questo caso bisogna verificare cin attenzione l’applicazione e gli effetti diretti per i cittadini. Ad esempio non ci devono essere per gli utenti nuovi adempimenti e nuovi accertamenti legati al passaggio di una malattia da rara e cronica.” Per la senatrice Dirindin un capitolo importante è quello che riguarda anche il finanziamento alle regioni per l’applicazione dei nuovi LEA. “Gli 800 milioni stanziati sono sicuramente insufficienti e bisognerà impegnarsi per incrementare e adeguare queste somme.

Nei primissimi bilanci su questa normativa bisogna mettere, tra gli aspetti positivi, il fatto che la sanità abbia dato un importante segnale e si sia dimostrato un settore vivo e all’avanguardia nella Pubblica Amministrazione. E poi l’attenzione rivolta non solo alle prestazioni ma anche ai processi decisionali e infine anche i richiami a evidenze scientifiche e di costo/efficacia. Tra quelli negativi, oltre alla questione delle risorse economiche c’è anche quella delle risorse professionali, anch’esse da adeguare. E poi la capacità di monitoraggio ancora deludente, e l’attuazione del decreto, chi dovrà seguirla nella società civile, nel mondo delle associazioni e nelle stesse aziende sanitarie.

La vera scommessa sarà però passare dalle enunciazioni alla pratica, ma anche ridurre per eliminare le differenze, non solo tra regione e regione ma anche tra territori diversi all’interno di una stessa regione.

Per quanto riguarda invece la questione dei nuovi farmaci il vero nodo è riuscire ad essere interlocutori forti nei confronti delle industrie monopolistiche che producono i farmaci per patologie gravi come quelle oncologiche e per l’Epatite C. Proprio l’esperienza su queste ultime ha messo in luce aspetti su cui bisogna lavorare, migliorando la capacità strategica ad oggi ancora troppo debole nei confronti delle grandi industrie farmaceutiche.”

Sull’accorpamento delle Asl il giudizio dell’ex assessore alla sanità è quanto meno di grande perplessità. “Lo dico e lo chiedo in tutte le regioni nelle quali si è deciso di andare in questa direzione: siamo sicuri che asl più grandi significhino più efficienza e miglioramento dei servizi?

C’è una vera e propria epidemia di accorpamenti, è diventata una moda. Dobbiamo domandarci cosa ci aspettiamo in positivo o in negativo. Ormai qui in Sardegna e dunque avremo modo di valutarne gli effetti. Si dice che l’accorpamento consente di avere economie di scala. Ma siamo sicuri che sia l’unico modo per avere economie di scala? Altro aspetto su cui riflettere: si rompe la serie dei dati di spesa e dei servizi erogati. Non avere dati confrontabili significa che non sapremo se siamo migliorati o peggiorati.

Io sono preoccupata per tutte le regioni che stanno accorpando, è una scelta che ha aspetti molto problematici. Bisogna monitorare cosa succede.”

E infine le prospettive future del sistema sanitario. “La crisi economica viene usata per distruggere o indebolire i sistemi di welfare. Il nostro SSN si sta indebolendo anche perché vengono meno le risorse economiche ma il problema più serio è che mancano i principi, l’impegno, la cultura della tutela della salute, manca la capacità di capire che il nostro sistema non è da dare per scontato. Dobbiamo compiere ogni sforzo per dare ai nostri figli quel sistema sanitario che i nostri genitori ci hanno lasciato in eredità

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