L’infermiere oggi: Tra vent’anni di innovazione e le nuove sfide

Partendo da lontano, la preistoria, tutto inizia nel 1940 con il R.D. 1310, che istituiva le scuole convitto. Aperte solo alle donne di indiscussa moralità e caratterizzate da una forte connotazione religiosa, vedevano le allieve infermiere impegnate in un iter formativo con una preponderante parte pratica. La dipendenza dal medico era quasi assoluta e tutto ciò che non era espressamente ricompreso nel mansionario non poteva essere svolto. Un secondo step viene compiuto con il DM.M. 225/1974, che modifica il regio decreto del 1940, ampliando le competenze infermieristiche e riconoscendo l’importanza dell’organizzazione di piani di lavoro e di riunioni periodiche dello staff infermieristico. Viene in qualche modo riconosciuta anche un prima sorta di specializzazione infermieristica, ovvero il nurse d’anestesia. Prima di giungere alla tanto agognata autonomia professionale, meritano una citazione le fonti extramansionariali. Se pur relegate in un ambito specifico della professione (area dell’emergenza-urgenza) hanno rappresentato sicuramente un passo in avanti importante. Tra queste ricordiamo l’istituzione del numero unico per l’emergenza sanitaria 118 (1992), il quale prevedeva che la responsabilità operativa della centrale 118 era affidata a personale infermieristico preparato e formato, e l’attribuzione della responsabilità dell’attività di triage all’interno del Dipartimento di Emergenza Accettazione a personale infermieristico con almeno 6 mesi di esperienza in Pronto Soccorso ed adeguatamente formato.

Si arriva finalmente ad un’autonomia professionale lungamente ricercata. Viene sancito che l’infermiere è l’operatore sanitario responsabile dell’assistenza infermieristica generale e che il servizio di assistenza alla persona e alla collettività viene realizzato attraverso interventi specifici, autonomi e complementari di natura tecnica, relazionale ed educativa.

Vengono inoltre stabilite le 5 aree della formazione post base :

area critica,
area geriatrica,
area pediatrica,
area salute mentale,
area sanità pubblica.

Ma la vera e piena autonomia viene raggiunta nel 1999 con la legge n.42 che sostituisce la dicitura “professione sanitaria ausiliaria” con “professione sanitaria”, abolendo di fatto quella “ausiliarità” dellla professione infermieristica. Last but no least, come direbbero gli inglese, la legge sull’istituzione della dirigenza (251/2000), che prevedeva appunto che il ruolo di dirigente infermieristico fosse ricoperto da un’infermiere con adeguata formazione (Laurea Magistrale in Scienze Infermieristiche ed Ostetriche) ed un esperienza almeno quinquennale nel profilo di appartenenza.

Ma chi è l’infermiere del nuovo millennio e del futuro ? L’infermiere oggi è un professionista, che ha raggiunto un buon livello di autonomia, con un’adeguata formazione in ambito universitario. Detto ciò, sicuramente vi sono molti ambiti in cui la risorsa infermieristica deve essere maggiormente presente, con una formazione di livello sempre più elevato sotto il profilo clinico-assistenziale ma anche relazionale.

Uno di questi ambiti è sicuramente l’assistenza domiciliare integrata. La gestione delle patologie croniche sul territorio come diabete, BPCO, scompenso cardiaco, ecc.., permettono l’infermiere, attraverso la stesura di un’adeguato piano assistenziale, di valutare costantemente la compliance del paziente al piano stesso, riconoscendo tempestivamente l’insorgenza di complicanze, allorquando queste siano ancora trattabili a domicilio, evitando cosi ospedalizzazioni inutili, stressanti per il paziente e costose per la comunità.

Spostandosi in un’altro ambito completamente diverso, quale quello dell’emergenza-urgenza, in ambito intraospedaliero nel D.E.A., sarebbe auspicabile una sempre maggior presenza del T.N.C. (Trauma Nurse Coordinator). Da anni presente nelle realtà del mondo anglosassone, il T.N.C., che in Italia non esiste ancora, potrebbe essere identificato come un’infermiere esperto (avanzato senior).

Il T.N.C. dovrà trovare collocazione all’interno del Sistema Traumi attraverso il monitoraggio del processi assistenziali dei pazienti supportato da conoscenze scientifiche e dalla letteratura nazionale ed internazionale. Dovrà sapere analizzare i dati e da quelli proporre risposte adeguate tenendo conto dei tempi, dei costi, delle risorse umane disponibili e soprattutto valutare se il percorso individuato rappresenta il miglior compromesso possibile per quel paziente ed eventualmente individuare percorsi alternativi.

Come si può vedere, il T.N.C. È una figura ibrida, cioè affianca ad una connotazione gestionale ed organizzativa una più prettamente clinico-assistenziale.

In ambito invece più strettamente gestionale, l’infermiere Bed-Manager rappresenta sicuramente un’importante opportunità per la nostra professione. A braccetto con la figura del Bed-Manager vi dovrebbe essere un nuovo concetto di ospedale, non più rigidamente separato in Unità Operativa, ma organizzato per livelli di intensità di cura.

In questo contesto l’infermiere Bed-Manager, ha il compito di effettuare la corretta presa in carico del paziente a partire dal ricovero fino al rientro a domicilio o in struttura, garantire maggior sicurezza e comfort al paziente durante il ricovero con la garanzia di un percorso protetto fino alla dimissione gestire in maniera fluida la dimissione ospedaliera. In un articolo pubblicato nel 2007 su Journal of nursing managment, una corretta gestione dei flussi dei paziente non solo contribuisce all’ottimizzazione delle risorse disponibili ma anche a migliorare l’esperienza di degenza del paziente.

In conclusione come si è potuto vedere dagli esempi sopra descritti, l’infermiere ha un’ambito di competenze molto ampio, che è sancito dal profilo professionale, dal codice deontologico e dai contenuti didattici dei corsi di base e post-base, salvo fatto sempre il rispetto delle competenze in seno alle altre professioni. L’infermiere di oggi dovrebbe sempre più incrementare le proprie competenze e conoscenze nell’ambito assistenziale a lui più affine, per giungere ad un futuro di piena e consapevole autonomia che si traduca in un incremento della qualità dell’assistenza erogata ai paziente; In attesa di un’altro ventennio di primavera infermieristica che possa partire dalle nuove generazioni:

Magari iniziando da una formazione universitaria di tipo quinquennale che possa permettere agli infermieri di entrare direttamente nella categoria dirigenziale: i dirigenti dell’assistenza al malato.

 

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