Cisl: “No a nuovi ticket nella sanità sarda”

Per la Cisl sarda l’ipotesi di introdurre nuovi ticket sanitari rappresenta una soluzione affrettata, semplicistica e detestabile per una Sardegna che sconta ancora pesanti inefficienze, sprechi e spese improduttivi. 

“Il Servizio sanitario è un bene comune e va difeso nel suo modello universale e nell’articolazione dei servizi sul territorio. L’ipotesi di nuovi ticket regionale, per la Cisl sarda non può assolutamente essere la risposta alle difficoltà di una sanità che sembra voler sempre più propendere verso un modello sociale di stampo statunitense, meno pubblico e sempre più oneroso per i cittadini”. Lo sottolinea Ignazio Ganga, Segretario regionale Cisl Sardegna in una nota che così prosegue:

“L’ipotesi di introdurre nuovi ticket sanitari rappresenta una soluzione affrettata, semplicistica e detestabile per una Sardegna che sconta ancora pesanti inefficienze, sprechi e spese improduttivi.

Imboccare la china del prelievo al cittadino, mai come oggi sollecitato dalla pressione tributaria anche locale, è il segno di un inizio di preoccupante indebolimento della sanità pubblica. Anche perché, fino a quando sia nel Paese sia nella nostra Regione si continuerà a non risolvere il problema dell’occupazione, della crescita e della ripresa produttiva, i costi continueranno ad essere caricati per lo più su lavoratori dipendenti e pensionati, da cui già proviene la gran parte degli introiti tributari e sui quali non dovrà essere scaricato l’onere di una nuova “contribuzione”. Si tratta, allora, di lavorare anche nell’Isola su una meditata “spending review”, avendo il coraggio di “mettere a dieta” i centri di spesa fuori controllo in una sanità sarda dove una delle poche voci non in sofferenza è proprio il costo del lavoro.

Per ottimizzare le risorse in capo alla sanità regionale ed evitare il ricorso al contributo dei cittadini, occorre mettere al centro della riflessione politica la necessità di porre rimedio alle gestioni inadeguate, alle disomogeneità delle spese tra le varie aziende ospedaliere dell’Isola, finalizzando una maggiore attenzione rispetto ad una spendita scarsamente controllata che da tempo indebolisce il sistema e per il quale occorrono criteri di spesa stabiliti e controllati, utili anche a contenere alcune voci di costo, prima fra tutte la mobilità passiva

Mai come oggi i sardi chiedono una sanità diversa, meno precarizzata e poco esternalizzata nella sua forza lavoro, rigorosa e trasparente, capace di erogare servizi di qualità a tutti i cittadini dell’Isola indipendentemente dal territorio di residenza. Proprio oggi, AGENAS l’agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, sul programma esiti 2014 (dati riferiti al 2013), iscrive appena il 15% degli ospedali sardi fra quelli con prestazioni adeguate alle soglie di sicurezza dettate dal Ministero della Salute, collocando la Sardegna al quint’ultimo posto su scala nazionale.

Infine, continuiamo a sostenerlo senza vene polemiche, oltre che di spesa alla Cisl piacerebbe parlare con la Regione anche di prevenzione”.

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