Sanità pubblica prima scelta ma a caro prezzo
Il rapporto Pit salute di Cittadinanzattiva-Tribunale del malato
La sanità pubblica resta la prima scelta, ma a caro prezzo Pit Salute, liste attesa lunghe, carenze assistenza e disservizi (ANSA) – ROMA, 12 DIC – Il Servizio sanitario pubblico resta per i cittadini il luogo deputato a cui rivolgersi per curarsi, sia per una questione di fiducia, sia perchè non ci si può permettere di sostenere i costi di una assistenza privata. Tuttavia i pazienti devono fare i conti con liste di attesa lunghe, costo elevato dei ticket e dei farmaci e con un’assistenza territoriale che registra carenze e disservizi. Ne parla il XX Rapporto Pit Salute di Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato, dal titolo “sanità pubblica: prima scelta, ma a caro prezzo”, realizzato con il sostegno non condizionato di Ipasvi, Fnmceo e Fofi. Stando ai dati del Rapporto, il 37,4% dei cittadini denuncia i costi elevati e gli aumenti dei ticket per la diagnostica e la specialistica, mentre il 31% esprime disagio rispetto ai casi di mancata esenzione dal ticket (in aumento, rispetto al 24,5% del 2015). Insostenibili per gli intervistati anche i costi per i farmaci, l’intramoenia, Rsa, protesi ed ausili. Difficile anche l’accesso al servizio sanitario pubblico. I problemi principali sono rappresentati dalle liste d’attesa e dei ticket ed esenzioni, le prime con un dato stabile al 54,1% e le seconde con un aumento dal 30,5% del 2015 al 37,5% del 2016. L’8,2% segnala problemi nell’assistenza ospedaliera (88,2%) e nella mobilità sanitaria (11,8%). In relazione alla prima voce, è soprattutto l’area dell’urgenza ad essere nel mirino delle lamentele: procedure di triage non trasparenti (42,9%) e lunghe attese al Pronto soccorso (40,5%). Segue il tema dei ricoveri: il 34,5% racconta di aver ricevuto un rifiuto, o di essere stato collocato in un reparto inadeguato (21,4%) e ancora la mancanza di reparti e servizi (7,2%).