Nursing up, infermieri demansionati. Proclamato lo stato di agitazione
Continui demansionamenti, infermieri utilizzati per attività di competenza di altre figure professionali. È la denuncia del sindacato Nursing up che ieri ha protestato davanti alla sede del consiglio regionale e ha deciso di proclamare lo stato di mobilitazione.
“Dalle Aziende sanitarie e ospedaliere della Regione – si legge in una lettera inviata al Presidente del Consiglio regionale- arrivano continue segnalazioni e denunce verbali da parte d’infermieri, relative a fatti di demansionamento che hanno raggiunto livelli di criticità inaccettabili.
Gli infermieri sono costretti a svolgere compiti del personale di supporto completamente avulsi dal proprio alveo di funzioni e per questo motivo non possono più essere più in grado di garantire il proprio prioritario mandato professionale.
Sempre più frequentemente il carico di lavoro gravante sugli infermieri diviene insostenibile perché vengono chiamati a sopperire all’assenza di personale di supporto. E questo porta anche a subire un’inevitabile e costante dequalificazione quotidiana.
Si tratta, in prevalenza di attività che non comprendono direttamente l’assistenza alla persona e che rientrano esplicitamente nell’elenco delle attività a cui è tenuto l’Operatore Socio Sanitario e/o il restante personale di supporto.
La figura del professionista infermiere e quella delle varie qualifiche del personale di supporto sono ben delineate e distinte l’una dall’altra ed hanno una qualificazione giuridica e contrattuale completamente diversa. La prima è una professione sanitaria il cui esercizio è subordinato all’iscrizione al relativo Ordine Professionale e la cui abilitazione avviene a seguito dell’acquisizione di una specifica laurea. Le altre invece sono attività di supporto a cui si accede, nella maggior parte dei casi, dopo la scuola media inferiore, solo talvolta previa frequenza di un corso regionale di durata annuale.
A partire dai prossimi giorni verranno organizzate una serie di assemblee per riscontrare e verificare le carenze di organico o addirittura l’assenza di Operatori Socio Sanitari e del personale di supporto e amministrativo.
Le Aziende che non prevedono la presenza di un adeguato numero di unità di personale di supporto nei propri ruoli organici obbligano infatti gli infermieri a garantire essi stessi le mansioni di tale personale. Si arriva ad avere le cosiddette “cure infermieristiche perse”: interventi infermieristici necessari al paziente che non possono essere effettuati o che vengono rimandati ad un altro momento rispetto a quanto pianificato. Le cure infermieristiche perse per definizione ricadono nella categoria degli errori correlati agli “atti di omissione”, che nonostante suscitino meno clamore perché più difficili da riconoscere, rappresentano un grosso problema per la pratica clinica.
Ad aggravare la situazione si aggiunge anche l’obsoleto calcolo del fabbisogno del personale e delle piante organiche attualmente in vigore, la cui metodologia risale a circa 50 anni fa.
Tutto questo – si legge ancora nella nota – è lesivo del valore e della dignità della professione. Da qui la scelta di proclamare lo stato di mobilitazione e la richiesta di incontro formalizzata al Presidente della massima assemblea sarda.”