In Sardegna oltre 100 mila diabetici
Prevenzione e assistenza. Intervista a Michele Calvisi, presidente dell’Associazione Diabete Mellito e Celiachia Sardegna Onlus

Sassari. L’Associazione Diabete Mellito e Celiachia Sardegna Onlus (www.admsonlus.com email: [email protected]) nasce 18 anni fa con l’obiettivo di garantire assistenza e sostegno ai malati di diabete mellito e celiachia. Una malattia molto diffusa in Sardegna.
Il presidente dell’associazione è Michele Calvisi. «Gli iscritti sono migliaia», esordisce. «Come esperienza teniamo sempre a fare formazione ed informazione, su attività motoria ed alimentazione. Ma soprattutto sull’utilizzo degli strumenti elettronici per l’insulina. Ci sono strumenti meravigliosi. Però bisogna saperli usare».
Partiamo dalle vostre attività.
«Periodicamente organizziamo degli incontri, molto partecipati. Che non sono rivolti solo ai malati, ma, anzi, soprattutto ai sani. Non vogliamo che si ammalino, per un comportamento di vita non corretto. Magari poi la malattia arriva comunque. Però cerchiamo di fare in modo che non arrivi per un comportamento non corretto».
E la familiarità?
«In Sardegna siamo 120-130mila, un’enormità. Ma i diabetici di tipo 1, che sono quelli che non possono evitare la malattia, sono intorno ai 10mila. E tutti gli altri? Siamo a cifre paurose. C’è una scorretta alimentazione ed una scorretta attività motoria».
Cosa comporta il diabete?
«Un tempo era sconsigliato fare sport od attività motoria. Io invece ne ho fatta tanta e posso dire che il diabete non limita in nulla. Tentiamo di non fare arrivare la malattia. Ma se arriva trasmettiamo il messaggio che si può condurre una vita normale».
In che modo?
«Il diabetico non deve evitare nulla. Io dico che deve mangiare “al rovescio”: ovvero iniziare con le insalate e le verdure. E poi proseguire. Piccole porzioni di ogni cosa e magari fare una merenda in più. Ma non è vietato nulla, neanche il dolce. Oggi questo non è poco. Prima non era così. La tendenza è fare vivere a chi incappa in questa malattia una situazione normale»
E la prevenzione?
«Faccio anch’io una domanda: chi la deve fare? Il sistema sanitario? Per non azzuffarsi tra di loro non la fa nessuno. Non c’è una vera prevenzione. E non c’è neanche cura. Ci si limita a dare l’insulina, nel caso del diabete di tipo 1, o le pastiglie nel caso di diabete di tipo 2. Quando vengono in associazione vecchi o nuovi malati chiedo: a quanti corsi di formazione hai già partecipato? E mi guardano con meraviglia».
Ma cosa deve essere migliorata?
«La prevenzione ma anche l’assistenza. Per capirci, abbiamo medici meravigliosi, ma tra una visita o un controllo e l’altro, e possono anche passare mesi, chi mi cura? Io stesso».
Le istituzioni cosa possono fare?
«La Regione deve mettere nei suoi programmi anche la formazione. La sanità va bene per gli acuti. Per le malattie croniche invece lascia molto a desiderare. E poi la prevenzione, soprattutto nei confronti dei giovani. Nelle scuole non possiamo utilizzare un linguaggio scientifico».
Serve anche una razionalizzazione dei servizi?
«Beh sì. Diabetologia dell’adulto a Sassari è nella Asl e nell’Aou. Ne basta solo una. E ci sono anche ad Alghero ed Ozieri. Pediatria diabetica uguale: a Sassari, Alghero e Ozieri. A Olbia idem, per adulti e bambini. Sono servizi che devono esistere sul territorio, per carità. Però non c’è un coordinamento. Sì, può esserci quello sanitario, ma serve inserire anche il paziente. Sarebbe stato giusto che il programma fosse unico».
Dicevamo che l’associazione organizza anche degli incontri pubblici.
«Nel mese di settembre abbiamo fatto un grande incontro ad Alghero. Eravamo più di 200 persone. Nelle scorse settimane lo abbiamo fatto ad Ozieri, al palazzetto dello sport. Con 180 presenti. Un’altra delle nostre caratteristiche è che ci incontriamo e garantiamo un momento conviviale. Parlare di attività motoria, alimentazione, utilizzo degli strumenti elettronici e poi tutto questo non lo facciamo vedere non serve a nulla. Intendo dire che non basta leggere belle relazioni, ma è necessario anche dare delle dimostrazioni pratiche».
Tra gli obiettivi c’è chiaramente un’opera di sensibilizzazione.
«È così. Per esempio, l’alimentazione. Nei nostri incontri c’è la presenza costante di nutrizioniste e per i bambini di pediatri esperti. Studiamo tutto. Quando ci incontriamo diciamo: questo fa parte di questa giornata di formazione e informazione. E niente è lasciato al caso. Neanche i pasti».
C’è un allarme diabete in Sardegna?
«Ci sono interrogativi senza risposta. Perché quando mi sono ammalato io eravamo poche centinaia e adesso siamo 120mila? Avrà un suo peso una scorretta alimentazione? Nessuno mi sa dire cosa realmente mangiamo».
L’associazione segue anche i celiachi.
«Sì, con una differenza fondamentale rispetto ai diabetici. Con la celiachia occorre consumare alimenti senza glutine. Se vai al bar o al ristorante e chiedi scopri che il glutine è dappertutto, utilizzato come conservante. L’attenzione da parte del paziente deve quindi essere massima».