Il Nord Sardegna pronto alla sfida della riforma sanitaria
Riformare la sanità in Sardegna, in tempi rapidissimi, con un’attenzione ai conti e al disavanzo ereditato dalla precedente giunta, mantenendo o, meglio, migliorando gli standard qualitativi di assistenza in tutti i territori della regione. Sembra un’impresa al limite dell’impossibile quella che stanno cercando di compiere l’assessorato regionale alla sanità e i commissari delle asl sarde. Ieri un partecipatissimo convegno (oltre 200 persone hanno affollato la sala angioy della Provincia) organizzato dall’associazione Intregu, con la collaborazione dei centri studi Life Found e Carlo Carretto ha esaminato tutti i cambiamenti che attendono la sanità della nostra isola e del Nord Sardegna in particolare. “Un’occasione – ha detto a nome degli organizzatori la coordinatrice del dibattito Carla Fundoni – per un dibattito sulla riorganizzazione della rete ospedaliera e territoriale, sul futuro delle case della salute, sul ruolo del Mater Olbia.” E chi meglio del direttore dell’assessorato regionale Giuseppe Sechi poteva illustrare le azioni intraprese dalla giunta. “ Abbiamo trovato una situazione molto difficile e in questa legislatura dobbiamo riuscire a ridurre un disavanzo di circa 300 milioni, senza comprimere i livelli di qualità. Per garantire la sostenibilità finanziaria bisogna migliorare e rafforzare gli strumenti di governo. A cominciare da una precisa raccolta di dati a cui poi devono conseguire una serie di atti. Dobbiamo avviare una riforma complessiva che si fonda su tre pilastri: il riordino della rete ospedaliera, la riqualificazione delle cure primarie e delle case della salute, la riorganizzazione del sistema dell’emergenza urgenza. Ogni aspetto di ognuno di questi tre pilastri è legato agli altri. La parola d’ordine – ha detto ancora Sechi – è integrazione, dei servizi e delle reti. Bisogna individuare risposte efficienti per far sì che tutti i cittadini abbiano risposte adeguate in ogni territorio della Sardegna.”
“Questa giunta ha fatto in sei mesi la riforma sanitaria – ha detto invece il Presidente del consiglio regionale Gianfranco Ganau – basta leggerla con attenzione per capire che è una riforma seria, che riorganizza completamente il sistema sanitario e che intende dare a tutti i territori i servizi che servono. C’è un potenziamento dell’assistenza domiciliare, si definisce finalmente la destinazione di ciascun ospedale, c’è una riorganizzazione più funzionale e integrata del sistema dell’emergenza urgenza. Per quanto riguarda il Nord Sardegna uno dei nodi più importanti riguarda l’accorpamento del Santissima Annunziata con le cliniche universitarie. Non è sicuramente un processo semplice e neanche rapido. Servirà la massima condivisione e il massimo confronto. E infine un cenno alla situazione delle strutture. Abbiamo necessità di un nuovo ospedale – ha concluso Ganau. Gli attuali sono fatiscenti e non ci garantiscono da qui ai prossimi 50 anni. Attenzione a soluzioni provvisorie che non risolverebbero i problemi strutturali attuali.”
In Sardegna negli ultimi cinque anni non è stato fatto un solo passo in avanti nelle riforme sanitarie e nella revisione della rete ospedaliera – ha detto invece il senatore del PD Silvio Lai. Da parte della precedente giunta non c’è stata la volontà di programmare. Se dopo cinque anni non fai niente è ovvio che si perde in qualità.
A questo si aggiunge che se parlate con gli attuali commissari vi diranno cosa hanno trovato dal punto di vista amministrativo. Con i 300 milioni di disavanzo dello scorso anno siamo di gran lunga sopra le percentuali che nelle altre regioni avrebbero portato al commissariamento della sanità. Ora siamo nelle condizioni di dover per forza intervenire con rapidità pazzesca. Questo significa eliminare i doppioni, ridurre la spesa farmaceutica, giusto per fare due esempi. Non si tratta però di tagli e risparmi i cui effetti si sentono da un giorno all’altro. Abbiamo da fare un lavoro complicatissimo e insieme a questo dobbiamo cambiare l’organizzazione del sistema. Il nord Sardegna sarà un unico grande territorio, forse anche con Nuoro. Dobbiamo trovare un equilibrio con la Gallura, dove c’è anche la sfida del Mater Olbia, e dobbiamo farlo non guardando solo da sassaresi.”
“Stiamo lavorando con la ASL per realizzare quanto previsto dalla legge di riforma del servizio sanitario regionale – ha detto invece il commissario dell’Azienda Ospedaliero Universitaria Giuseppe Pintor. Nel prossimo esercizio finanziario dovrà essere pronta la piattaforma del l’unificazione del Santissima Annunziata con le cliniche universitarie. Non mi convince l’idea di un nuovo ospedale. Serve una programmazione urbanistica di almeno 15 anni precedente e inoltre serve una dotazione finanziaria che dovrebbe sfiorare i 300 mln. Ora ci sono a disposizione 95 mln e abbiamo vincoli di tempi stringenti per non perdere questi finanziamenti. Non è il caso di sprecare niente ma di usare i soldi nel modo migliore possibile. Sono fermamente convinto che sia indispensabile la massima coesione degli specialisti e dei professionisti per l’ospedale unico. Tra gli obiettivi da porsi c’è anche quello di creare le condizioni per attrarre studenti anche da altre realtà. Quella che ci attende è una sfida che deve essere premiante per i professionisti e che alla fine sia premiante anche per chi usufruisce dei servizi e cioè i cittadini.”
Sulla stessa lunghezza d’onda il commissario della Asl Agostino Sussarellu. “Con l’AOU abbiamo una visione di lavoro comune. Non dobbiamo più pensare a due strutture separate ma ma ad un polo unico sanitario di eccellenza. Da presidente dell’Ordine dei Medici della Provincia avevo espresso perplessità sull’ipotesi di un’unica ASL che comprendesse sia il territorio di Sassari che la Gallura. Se si andrà in quella direzione lavoreremo per quello. Dobbiamo sempre ricordare – ha concluso Sussarellu – che il fine ultimo cui guardare deve essere sempre la qualità dei servizi che vengono offerti ai cittadini”.