Il governo boccia la rete ospedaliera sarda

Il tavolo di monitoraggio del ministero della salute ha bocciato il riordino della rete ospedaliera della Sardegna approvata dalla regione quasi un anno fa. Il documento inviato lo scorso 7 settembre agli uffici regionali fissa in circa due mesi il tempo a disposizione della regione per rispondere alle criticità rilevate dal ministero. Criticità che sarebbero legate alla mancata coerenza del piano di riordino con quanto stabilito dal DM 70.

Sull’argomento è intervenuto il presidente del consiglio regionale Gianfranco Ganau con una dichiarazione.

“La bocciatura da parte del Ministero della Salute della legge di riordino della Rete ospedaliera rappresenta un gravissimo attentato all’autonomia della nostra Regione. Alla nostra isola – sottolinea Ganau – che pur paga in proprio i costi della santità, viene impedito di utilizzare quegli spazi di discrezionalità, previsti nel DM 70 cui si fa riferimento nel parare ministeriale, in modo da rendere compatibile il sistema sanitario regionale con le peculiari caratteristiche orografiche e demografiche della Sardegna. Il provvedimento del Consiglio regionale, a differenza di quanto strumentalmente sostenuto da alcuni in questi mesi, ha garantito la presenza dei presidi di riferimento in tutto il territorio, prevedendo una razionalizzazione dell’intero sistema ed un rafforzamento dei servizi offerti nella stragrande maggioranza dei casi. Per questo, aldilà di alcune piccole modifiche tecniche, la proposta deve essere difesa come la più adatta ad offrire risposte adeguate alle richieste sanitarie nella nostra Regione. E sia chiaro a tutti – aggiunge ancora Ganau – che la piena applicazione del DM 70 attuerebbe la condizione di un pesante ridimensionamento dei servizi sanitari offerti nei territori e la chiusura degli ospedali di Iglesias, Guspini, Isili, Muravera, Bosa, La Maddalena, Tempio, Ozieri, Ghilarza e Lanusei. Mi auguro – conclude – che la difesa delle scelte del Consiglio diventi una battaglia di tutti i sardi in grado di superare le differenze politiche e di schieramento.

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